STRUTTURA, PROPRIETA'
E CARATTERISTICHE DEI DIAMANTI
|
La struttura del diamante è un cristallo composto da atomi di carbonio puro e talvolta presenta tracce di nitrogeno o altri elementi, come boro e azoto. Il cristallo di diamante è formato dalla ripetizione, secondo una struttura tetraedrica, degli atomi di carbonio i quali si cristallizzano in forme riconducibili al sistema cubico, tra le quali l’ottaedro e il dodecaedro sono le più frequenti. In alcuni casi gli atomi non si dispongono in modo regolare, producendo forme geometriche non perfette. I diamanti risulteranno, quindi, deformati e con i vertici arrotondati. All’interno di un diamante gli atomi sono in posizione ravvicinata e i legami tra essi sono particolarmente forti, conferendo alla pietra una delle sue principali caratteristiche meccaniche: la durezza. La grafite, ad esempio, è anch’essa costituita da atomi di
carbonio, ma presenta una struttura decisamente più fragile, in quanto le
distanze interatomiche sono più ampie e i legami meno solidi.
PROPRIETA'
TERMOELETTRICHE
PROPRIETA'
OTTICHE Grazie alla struttura molecolare cubica, il diamante è un minerale monorifrangente, ma se esposto ad un polariscopio ha la capacità di dividere un raggio di luce in due porzioni tra loro perpendicolari. Questa proprietà, definita birifrangenza, causa delle zone ombreggiate all’interno della gemma. Tuttavia, siccome nel diamante la birifrangenza non è permanente e dipende solitamente dalle inclusioni interne, si parla di birifrangenza anomala. Altra particolarità del diamante è la fluorescenza: se esposta a raggi ultravioletti la pietra emette temporaneamente luce propria. Alcuni diamanti però mantengono questa luminescenza anche dopo l’esposizione. In questo caso si parla di fosforescenza: un fenomeno visibile tenendo il diamante tra le mani chiuse a formare uno spazio buio
IL
TAGLIO DEI DIAMANTI Il processo di taglio di un diamante è piuttosto lungo e si suddivide in diverse fasi ognuna delle quali è eseguita da un tagliatore apposito. Queste fasi sono: La marcatura, La sfaldatura e segaggio, la sbozzatura, la sfaccettatura e la politura. LA MARCATURA: Prima di accingersi a lavorare una pietra, questa va esaminata e studiata con estrema cautela, così da determinare le inclusioni interne e scegliere quindi il tipo di taglio da applicare, al fine di eliminare le tensioni interne e ridurre al minimo la perdita di peso. Qualora i normali metodi non siano sufficienti a determinare lo stato interno del grezzo, è possibile lucidare una zona sulla superficie della pietra (finestra) per ispezionarla più accuratamente. In seguito, si procederà alla marcatura che consiste nel segnare sulla pietra il punto dove verrà tagliato l’apice, la direzione dei piani di sfaldatura e i punti che si dovranno seguire durante il segaggio.
I segni di marcatura vengono eseguiti con inchiostro nero e fissati attraverso l’immersione della pietra in una soluzione di acetone. Queste fasi preparatorie sono molto delicate perché da esse dipende il buon esisto di tutto il lavoro: il minimo errore, come la marcatura di un piano di sfaldatura errato, può portare allo sgretolamento della pietra e, nel caso del diamante, ad una grossa perdita economica. La sfaldatura Dopo lo studio preliminare si può iniziare il taglio vero e proprio della pietra. La prima fase è chiamata sfaldatura e consiste nel dividere la pietra in due o più parti seguendo i naturali piani di sfaldatura. Il diamante possiede delle direzioni di clivaggio ottaedriche, così come la sua struttura cristallina, e la sfaldatura avviene in corrispondenza dei quattro assi ternari presenti Introduzione all’argomento 10 nell’ottaedro, quindi parallelamente alle sue facce. Il processo inizia cementando il diamante da sfaldare su un bastoncino, facendo in modo che la parte da tagliare sia parallela a quest’ultimo. Con la stessa procedura si fissa il diamante che verrà usato come incisore. Si procede, quindi, sfregando il secondo diamante contro la pietra da sfaldare fino a creare una fenditura abbastanza profonda. In seguito, si inserisce nel solco una lama d’acciaio e la si colpisce con un martelletto, provocando così il distaccamento della parte cristallina in eccesso e scoprendo pian piano le facce dell’ottaedro. Tutte queste operazioni vengono eseguite sopra un contenitore che serve a raccogliere i frammenti di diamante, i quali potranno essere a loro volta tagliati o essere macinati finemente per ottenere la polvere di diamante. Il segaggio Il processo di sfaldatura viene applicato soprattutto ai diamanti che presentano una conformazione cristallina abbastanza regolare o nel caso che ci siano due cristalli di diamante attaccati. Qualora ci si trovi di fronte a diamanti deformati, invece, non è possibile seguire semplicemente i piani di sfaldatura ma è necessario segare il diamante. Il segaggio, infatti, permette di andare contro i piani naturali di clivaggio, plasmare la pietra secondo le proprie necessità e portare alla sfaccettatura anche le pietre più imperfette. Il segaggio avviene utilizzando una sega circolare diamantata costituita da una sega circolare diamantata costituita da un disco di bronzo fosforoso, impregnato di polvere di diamante e olio per evitare la frattura della pietra. Oltre che come fase successiva alla sfaldatura, il segaggio può essere applicato come processo sostitutivo o precedente, per eliminare inclusioni che con il clivaggio non verrebbero tolte. Il segaggio richiede più tempo della sfaldatura, ma è meno rischioso e permette un minor spreco di grezzo, soprattutto se al posto della normale sega diamantata si usa la sega laser. In quest’ultimo caso, si può ottenere il massimo grado di precisione e in tempi più ridotti. La sbozzatura Successivamente al segaggio, il diamante viene passato alla fase di sbozzatura in cui si cerca di sagomare la pietra in modo tale da avvicinarla a quello che sarà il tipo di taglio finale. Il compito principale dello sbozzatore è quello di creare la cintura del diamante, che dovrà essere più ampia possibile così da mantenere la maggior quantità di grezzo possibile. Durante l’operazione, il diamante è fissato su un supporto conico, chiamato dop, montato su un tornio che gira ad alta velocità. Un secondo diamante, incassato su un altro dop viene tenuto in mano e dallo sfregamento di questo contro il primo diamante si modella la cintura. Ovviamente, procedendo in questo modo, di sbozzano entrambi i diamanti e appena il primo è completato si sostituisce con un altro grezzo e si continua il lavoro a catena. La sbozzatura è una fase fondamentale per il taglio a brillante e le sue modificazioni, mentre diventa facoltativo per i tagli in cui la cintura è quadrata o rettangolare (es. taglio a baguette, taglio carré). La sfaccettatura e la politura Inizia a questo punto il taglio delle varie faccette sulla superficie del grezzo, le quali variano a seconda del tipo di taglio da eseguire. Prendendo come esempio il taglio più usato, vale a dire il taglio a brillante, si procede innanzitutto con la sfaccettatura, ossia la creazione della tavola, la faccia orizzontale più ampia che si trova sulla porzione superiore del diamante, e la sagomatura approssimativa di otto faccette: quattro sulla corona (parte superiore) e quattro sul padiglione (parte inferiore. In seguito, si passa alla politura che serve ad ottenere la massima lucentezza alla pietra e si divide in due momenti: la messa in croce e la brillantatura. Durante la messa in croce si tagliano sedici faccette: otto sulla corona e otto sul padiglione. Successivamente, attraverso la brillantatura si applicano le quaranta faccette rimanenti. Queste operazioni vengono entrambe eseguite attraverso l’impiego di una mola di ghisa porosa fornita di un disco rotante, impregnato di Introduzione all’argomento 12 polvere di diamante e olio. Il diamante viene fissato, come in precedenza, su un dop. Al variare del tipo di taglio, si procederà in maniera analoga variando però il numero di faccette. Tutto il processo avviene con estrema cautela controllando l’angolatura delle faccette e la loro posizione, in quanto il minimo errore sacrificherebbe la lucentezza della pietra. Al termine della lavorazione il diamante necessita di essere pulito e lucidato per eliminare i residui di olio, sporco e polvere di diamante. I TIPI DI TAGLIO Il tipo di taglio da eseguire su un diamante deve essere scelto a seconda della pietra che si ha a disposizione, tenendo presente le sue caratteristiche: alcuni diamanti, infatti, possono non essere adatti a certi tipi di taglio. In ogni caso, la scelta deve mirare a migliorare l’aspetto della pietra e a mettere in risalto qualità come la brillantezza, la dispersione e la trasparenza. I tipi di taglio che possono essere eseguiti su un diamante vengono normalmente suddivisi nelle seguenti famiglie:
L’ultimo tipo di taglio non è altro che l’unione di due stili in un’unica pietra. Ad esempio, in uno stesso diamante la porzione superiore può essere tagliata a brillante, mentre la porzione inferiore può essere tagliata a gradini. Tuttavia, esistono numerosissimi altri tipi di tagli di diamante e forme sempre nuove che vengono inventate di anno in anno, anche grazie alla possibilità di adoperare strumenti altamente tecnologici e dotati di apparecchiature laser. Visitate il nostro sito web dedicato al mondo dei diamanti da investimento: www.investindiamond.net
|